“Non tutte le Mostre escono con il buco [Un buco non solo metaforico se si guarda all’enorme voragine davanti al casinò su cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo Palazzo del Cinema ndr], ma questa forse ce l’ha fatta”, scommette così Marco Muller, direttore in scadenza della 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma nella città lagunare dal 31 agosto al 10 settembre. Ma per cancellare quel “forse” bisognerà attendere il giorno di chiusura. Solo allora si potranno fare i bilanci di questa edizione che già dalle prime battute promette meraviglie. L’edizione numero 68 infatti un primato di rilievo già se lo è aggiudicato. Per la prima volta nella sua storia, quest’anno Venezia presenta in anteprima mondiale tutti i 65 lungometraggi in programma nelle selezioni ufficiali (23 in concorso, 19 fuori concorso e 24 negli Orizzonti), scelti tra i 2511 visionati. Sarà una mostra di autori con la A maiuscola quella di quest’anno, da Cronenberg a Polanski, Ferrara e Sokurov. Ma il vero fil rouge di questa dieci giorni di cinema è la massiccia presenza di celebrities internazionali. George Clooney, Madonna, Monica Bellucci con il marito Vincent Cassel, Keira Knightley, Kate Winslet, Matt Damon, Al Pacino, Colin Flirth, Michael Fassbender, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Jodie Foster, Matthew McConaughey, Viggo Mortensen, Michael Fassbender. Tutti nomi di prim’ordine pronti a sfilare sul red carpet del Lido per presentare il proprio film in gara o fuori concorso. Grande assente Vasco Rossi, costretto a dare forfait all’ultimo minuto a causa delle sue condizioni di salute. Il rocker di Zocca avrebbe dovuto presenziare il 5 settembre alla proiezione fuori concorso di Questa storia qua, un documentario sulla sua carriera realizzato da Alessandro Paris e Sibylle Righetti.
Lasciando da parte il glamour e tornando alla concretezza, il programma di quest’anno a detta del direttore Muller “rispecchia più che nelle edizioni passate l’anima della mostra, è tornata la qualità e non dobbiamo farci spaventare dalla concorrenza, Venezia è ancora una vetrina per il grande cinema”. “Non mi piace parlare dei temi – continua Muller – perché le nostre linee guida sono state quelle di far pensare e far sognare scegliendo film belli, lasciando fuori dalla porta i film meno belli”. Tanta America in programma, e nomi importanti da far impallidire Cannes. Cinque i film statunitensi in gara a Venezia 68, più altri sette disseminati tra le sezioni Orizzonti e Fuori concorso. L’onore dell’apertura ad un divo che ormai è di casa in Italia, George Clooney. Per l’attore si tratta della sesta volta al Lido. A Venezia quest’anno porta in gara il quarto film da regista, Le Idi di Marzo, un thriller politico ambientato in un prossimo futuro durante le primarie per la presidenza del Partito Democratico in Ohio che verte sul rapporto tra il candidato governatore Mike Morris (lo stesso Clooney) e il suo giovane e idealista addetto stampa (Ryan Gosling). Ma fra i registi più attesi c’è Roman Polanski che ha adattato per il cinema la piece teatrale della drammaturga francese Yasmina Reza, Carnage. Il cast è di lusso è comprende Christoph Waltz, Matt Dillon, Jodie Foster e Kate Winslet; In rappresentanza del cinema americano ci saranno anche l’apocalittico 4:44 Last day on Earth di Abel Ferrara, il thriller Texas Killing Fields con Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan, per la regia di Ami Canaan Mann, figlia di Michael Mann; Dark Horse di Todd Solondz con Mia Farrow e Christopher Walken e Killer Joe di William Friedkin, con Matthew McConaughey ed Emile Hirsch. Sta già facendo parlare di sé A Dangerous Method di David Cronenberg con Keira Knightley nella parte della bellissima Sabina Spielrein, la donna russa che fu causa di conflitto tra Jung (Michael Fassbender) e il suo mentore Freud (Viggo Mortensen). Tra i film europei, il Regno Unito sarà in gara con Tinker, Tailor, Soldier, Spy, debutto in lingua inglese di Tomas Alfredson con Gary Oldman e Colin Firth, Wuthering Heights (Versione pulp tutta violenza e sesso di Cime Tempestose) di Andrea Arnold, e Shame con Michael Fassbender e e Carey Mulligan diretti da Steve McQueen. Dalla Francia arrivano Poulet aux prunes di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, e Un été brulant di Philippe Garrell che dirige il figlio Louis e l’italiana Monica Bellucci che nel film si cimenterà in una scena di nudo integrale. Sempre sul versante europeo ci sono Alpis, del regista grego Yorgos Lanthimos e Faust del russo Aleksander Sokurov. A contendersi il Leone d’Oro anche quattro cineasti asiatici, il taiwanese Wei Te-Sheng con Seedig Bale, il giapponese Sion Sono con Himizu, Taojie della cinese Ann Hui e Dyut Ming Gam (Life without principle) del maestro del cinema d’azione di Hong Kong Johnnie To. Infine, il film israeliano Hahithalfut (The Exchange) di Eran Kolirin.
L’Italia a Venezia concorre con tre pellicole: Quando la notte di Cristina Comencini con Claudia Pandolfi e Filippo Timi; Terraferma di Emanuele Crialese con Donatella Finocchiaro e Giuseppe Fiorello, e L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti, al suo esordio come regista. Sullo sfondo dei tre film italiani in gara, grandi temi sociali, dall’attualissimo problema dell’immigrazione usato da Crialese come metafora di incontro – scontro con l’altro, ai sentimenti estremi della storia d’amore raccontata dalla Comencini, fino ad un apologo morale dell’umanità di oggi affrontata in chiave favolistica dal fumettista Gipi. Tra gli italiani fuori competizione, il maestro Emanno Olmi presenterà Il villaggio di Cartone, mentre Marco Bellocchio – premiato da Bertolucci con il Leone d’oro alla carriera – porta a Venezia una nuova versione di Nel nome del padre. E poi ancora, Scossa, cinque sguardi interpretativi di altrettanti cineasti italiani tra cui Carlo Lizzani e Ugo Gregoretti. Ma tutta l’attesa per la sezione fuori concorso è concentrata su Al Pacino con la sua terza regia, Wilde Salomè, e Madonna che al Lido presenterà W.E. il suo secondo lavoro da regista. La popstar che aveva esordito con Sacro e Profano, ci riprova questa volta con la controversa storia d’amore (già in parte raccontata ne il pluripremiato all’Oscar Il discorso del Re) tra Edoardo VIII e Wallis Simpson, per la quale rinunciò al trono. Sempre fuori competizione Soderbergh con il thriller Contagion.
Enrica Raia
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